Gli occhiali dell'Occidente
L'appropriazione culturale nelle arti marziali,
o di quando infilammo i Ray-Ban ai samurai.
In un mondo globalizzato, quando sento citare il concetto di appropriazione culturale confesso di storcere un po' il naso.
Lungi dall'essere cristallizzata, la cultura è per definizione contaminante e contaminata e, per questo stesso motivo, non ci si può appropriare di qualcosa che appartiene... a tutti - mi dico. Eppure...
Eppure viviamo in periodi in cui questo processo di contaminazione è talmente rapido e imponente da sembrare più la digestione di un mega-mercato, che un processo naturale di ibridazione. Il tritatutto prodotto in serie dalla multinazionale di turno non sembra avere l'intento di amalgamare gli elementi in una ricetta nuova e, persino, migliore, ma di ridurre letteralmente gli ingredienti a una poltiglia maleodorante.
E così è stato, ed è tutt'ora, anche per le Arti Marziali.
Non solo abbiamo guardato alle arti marziali con le lenti della nostra cultura e storia, ma abbiamo letteralmente infilato i nostri Ray-Ban ai
samurai.
Le Arti Marziali Asiatiche in Occidente
Le arti marziali, originariamente radicate nelle antiche tradizioni asiatiche, hanno fatto il loro ingresso in Occidente in modi e in momenti differenti. Sebbene alcune forme di combattimento corpo a corpo autoctone esistessero già in Europa, dalla fine del XIX secolo e in modo progressivo, le arti marziali asiatiche iniziarono a guadagnare una popolarità incredibile.
Il Giappone "marziale" incontrò l'Occidente a partire dal periodo Meiji (1868-1912): le frontiere del "Paese Incatenato" (Sakoku, la politica di chiusura delle frontiere operata dagli Shogun Tokugawa) si erano aperte agli scambi commerciali, militari, culturali e... turistici.
La presenza delle arti marziali in Occidente si intensificò successivamente grazie ai soldati di ritorno dalla Seconda Guerra Mondiale e dalla Guerra di Corea, ove avevano avuto l'opportunità di entrare in contatto con discipline come il Judo e il Taekwondo. Tuttavia, la comprensione occidentale di queste pratiche fu, fin dall'inizio, filtrata attraverso una serie di preconcetti culturali e storici.
L'Occidente tendeva a vedere le arti marziali come tecniche di combattimento, ma anche come esotiche forme di saggezza orientale, spesso stravolgendo o semplificando concetti complessi per adattarli a una mentalità più "nostra". Le filosofie di Taoismo e di Buddhismo, spesso integrate nelle arti marziali, venivano ridotta a slogan semplicistici o a tecniche di respirazione slegate dal loro contesto culturale e spirituale originale.
La barriera linguistica e la distanza hanno amplificato enormemente la portata dei misunderstanding, dando adito a costruzioni fantasiose ignare dei significati originali di pratiche e concetti filosofici alla base delle arti marziali.
Il processo di "occidentalizzazione", se ha mantenuto l'aspetto esteriore delle discipline, ne ha spesso alterato quindi il significato e la portata.
L'Influenza del Cristianesimo
Il Cristianesimo, con la sua forte presenza nel tessuto culturale di Europa e America, ha avuto un impatto notevole nella percezione e nell'interpretazione delle arti marziali. Se in Oriente le arti marziali sono spesso viste come un percorso di crescita personale che può coesistere con varie forme di spiritualità, in Occidente la situazione è più complessa. Da un lato, c'è stata una certa resistenza da parte delle comunità cristiane nell'immaginare tali discipline come qualcosa di compatibile con la fede. Questo è dovuto in parte alla percezione per la quale le arti marziali sarebbero intrinsecamente violente e legate a filosofie o religioni "pagane" o "esotiche".
D'altro canto, molti praticanti hanno volontariamente o involontariamente "cristianizzato" le discipline praticate, talvolta addirittura interpretandole come una forma di disciplina spirituale che può portare a una maggiore vicinanza a dio. In questo contesto, tecniche e pratiche vengono strappate dal loro contesto originale e reinterpretate attraverso una lente teologica. La meditazione, un elemento comune in molte arti marziali, arriva a essere vista come una forma di preghiera o di contemplazione cristiana, il Maestro come una sorta di sacerdote morale e moralizzatore al quale rivolgersi per ogni tipo di malanno interiore.
Questo processo di reinterpretazione ha creato un "artificio culturale" in cui le arti marziali vengono adattate e modificate per aderire a una visione del mondo specificamente cristiana.
L'Impatto della New Age
Anche il movimento New Age, nato negli anni '60 e '70, ha avuto un ruolo significativo nell'interpretazione occidentale delle arti marziali. Questo movimento, nato e cresciuto con l'abbattimento dei sistemi valoriali pre-esistenti, si ritrovò orfano di punti di riferimento e in una sorta di creatività ossessiva, andò alla ricerca spasmodica di elementi utili a costruirsene di nuovi. Fusione eclettica di credenze spirituali, filosofie orientali e pratiche esoteriche, il movimento trovò nelle arti marziali un ulteriore fertile terreno di espressione.
L' "esotizzazione" New Age delle arti marziali comportò l'interpretazione per la quale elementi come la meditazione, i chakra o il Ki furono elevati a simboli di una spiritualità "superiore" o "più autentica". In questo contesto, le arti marziali sono state spesso ridotte a una serie di tecniche o rituali da eseguire per raggiungere stati alterati di coscienza, ignorando o minimizzando l'importanza dell'aspetto marziale, della disciplina e del contesto culturale da cui queste arti provengono. Alcune neonate Scuole di Arti Marziali nate in quel periodo sono state plasmate e hanno subito destini simili alle sette dei diversi neo-culti del periodo.
La New Age ha anche contribuito a diffondere una visione idealizzata e talvolta ingenua delle arti marziali, dove la violenza e il conflitto sono sostituiti da un'armonia universale che si raggiunge attraverso la pratica. Questo ha portato a una sorta di "mercificazione spirituale", in cui le arti marziali sono diventate un prodotto da consumare nel mercato della spiritualità, piuttosto che discipline complesse con una propria storia e una propria filosofia.
Il Ruolo del Cinema
Il cinema ha avuto un impatto enorme sulla percezione delle arti marziali in Occidente. Fin dai primi film di Bruce Lee, passando per i classici come "Karate Kid" e arrivando ai moderni film d'azione, l'immagine delle arti marziali è stata plasmata e spesso distorta dal grande schermo. Questi film hanno contribuito a creare una serie di stereotipi che persistono ancora oggi: il maestro orientale saggio e misterioso, il giovane allievo in cerca di vendetta o redenzione, e la rappresentazione spettacolare ma poco realistica delle tecniche di combattimento.
Questi cliché cinematografici hanno avuto un effetto duplice. Da un lato - positivo, hanno contribuito a popolarizzare le arti marziali, rendendole accessibili e attraenti per un vasto pubblico. D'altro canto, hanno anche semplificato e appiattito la complessità e la profondità delle discipline marziali, riducendole a una serie di mosse spettacolari o a una filosofia "fai-da-te" di autodifesa e crescita personale, portando poi a una inevitabile ridicolizzazione delle stesse, che ha poi con-causato il disinteresse odierno che ahimè spesso registriamo nei dōjō.
Il cinema ha anche influenzato la pratica stessa delle arti marziali, con molti allievi che si avvicinano a queste discipline con aspettative formate da quanto visto nei film. Questo può portare a una sorta di "dissonanza culturale" quando gli allievi scoprono che la realtà della pratica marziale è molto diversa dalle rappresentazioni hollywoodiane. Ad esempio, l'importanza della disciplina, dell'attesa, del rispetto e dell'allenamento rigoroso può essere in netto contrasto con l'approccio spettacolare e semplificato visto al cinema.
Altri Fattori Culturali
Oltre ai fattori già menzionati, ci sono altre influenze culturali che hanno contribuito a modellare la percezione occidentale delle arti marziali. Ad esempio, il nazionalismo e l'orientalismo hanno giocato un ruolo nel modo in cui queste discipline sono state ricevute e interpretate. In alcuni casi, le arti marziali sono state utilizzate per promuovere un senso di identità nazionale o etnica, sia in Oriente che in Occidente. Questo ha portato a una sorta di "appropriazione culturale", in cui elementi specifici delle arti marziali sono stati estratti dal loro contesto originale e utilizzati per scopi che poco hanno a che fare con la loro essenza.
Un altro fattore è l'industrializzazione e la commercializzazione delle arti marziali. Con l'aumento della popolarità, molte scuole e dōjō hanno adottato modelli di business che puntano più sull'attrazione di un grande numero di allievi piuttosto che sulla qualità dell'insegnamento. Ciò ha portato a una diluizione della pratica, con corsi che offrono una versione estremamente votata alla competizione sportiva, o "semplificata" e "occidentalizzata" per renderle più accessibili al grande pubblico.
Infine, la globalizzazione e l'accesso ai media digitali hanno ulteriormente complicato il panorama. Oggi, chiunque può accedere a informazioni, video e tutorial online, il che ha sia democratizzato la conoscenza delle arti marziali, sia creato un terreno fertile per la diffusione di informazioni errate o fuorvianti.
Confronto con le Arti Marziali Originali
Dopo aver esplorato le varie lenti attraverso cui l'Occidente ha guardato le arti marziali, è fondamentale confrontarle con le pratiche e le filosofie originali da cui esse provengono. Le arti marziali, nelle loro forme autentiche, sono molto più di semplici tecniche di combattimento o strumenti per la crescita personale. Sono discipline complesse che incorporano una vasta gamma di elementi, dalla strategia alla filosofia, dalla storia alla cultura.
Nelle loro terre d'origine, le arti marziali sono spesso intrecciate con la religione, la medicina, la filosofia e la storia locale, formando un tessuto culturale ricco e complesso.
Questo confronto serve a evidenziare quanto le interpretazioni occidentali delle arti marziali possano essere riduttive e, in alcuni casi, fuorvianti. Mentre l'adattamento e l'evoluzione sono parte naturale di qualsiasi pratica culturale, è importante riconoscere e rispettare la profondità e la complessità delle arti marziali, evitando di ridurle a semplici caricature o strumenti per obiettivi estranei alla loro essenza.