Ninja, il volto nascosto 2/3

Christian Russo • 28 settembre 2023

Dipanare la nebbia che avvolge i guerrieri ombra del Giappone

Seconda parte di un articolo realizzato per l'edizione set/dic. 2023 di "PAGINE ZEN" (trovi la prima parte qui).

L’Arte della Guerra non ortodossa

L'ispirazione del concetto shinobi / ninja può essere fatta risalire al tredicesimo capitolo del classico cinese “Sull'Arte della Guerra” (Bingfa) di Sunzi (VI-V sec. a.C.). In questo capitolo, Sunzi descrive diverse tipologie di spie, tra le quali: locali, introdotte, convertite, sacrificabili e sopravvissute. Questa categorizzazione è stata ripresa nei manuali shinobi, ispirati direttamente al Sunzi Bingfa.

Il termine “ninja” è una lettura relativamente recente dei kanji utilizzati per descrivere le spie: in diverse aree e periodi del Giappone sono stati utilizzati molti altri termini: shinobi no mono, kanja, kanchō, chōja, settō, mitsumono, suppa, rappa, toppa, yatō, nusumi, nusubito, tōzoku, kusa, Igamono, Kōgamono, nokizaru, kyōdan, hikizaru, dakkō, teisatsu, ukami, ninjutsusha, ninsha, monomi, mittsumono,oniwaban, onmitsu, kurohabaki, kikimonoyaku, kanshi, kagimono hiki, hayamichi no mono.

Gli shinobi erano impiegati principalmente in compiti di raccolta e trasmissione di informazioni, diplomazia segreta, disinformazione, sabotaggio, sobillazione di sommosse, sorveglianza, scouting e guida in territorio nemico. Solo in rari casi erano impiegati per compiti di assassinio mirato. Gli shinobi erano quindi considerati agenti politici attivi e fondamentali per il mantenimento del potere e del controllo sul territorio, sia in tempo di pace che di guerra.

La questione se gli shinobi fossero una categoria di persone specificatamente addestrate o una mansione interna all'esercito ricopribile da qualunque samurai è stata a lungo dibattuta dagli studiosi. La storiografia del Novecento propendeva per la prima teoria, identificando nella zona di Iga/Kōka le poche scuole di specializzazione altamente qualificata delle arti shinobi (ninjutsu). È plausibile che, a seconda dei diversi periodi e aree geografiche, le tecniche di formazione e di operatività delle spie potrebbero essere state differenti.

Esistono tuttavia dei record che combinano le due teorie:

  • un registro della provincia di Shinshu Matsumoto appartenente alla famiglia Matsudaira, elenca gli stipendi del feudo. Tra questi salari ne viene citato uno ad un tal Akutagawa Kurozaemon, stipendiato per le sue sole funzioni di spia;
  • nelle cartine delle città di guarnigione e degli accampamenti militari può accadere sovente di incontrare la collocazione degli appartamenti/baracche degli shinobi – quindi funzione dell’esercito, ma agenti separati dai commilitoni.

 

Iga/Kōka, la patria dei ninja

L'area di Iga/Kōka, situata nelle montagne dell'attuale regione compresa tra Kyoto, Nagoya e Nara, è storicamente conosciuta per aver ospitato centri di formazione nell'arte del ninjutsu. In questo territorio risiedevano famiglie di piccoli proprietari terrieri detti jizamurai, ossia "samurai della propria terra". Queste famiglie erano organizzate in confederazioni conosciute come ikki e non avevano legami di vassallaggio con i potenti signori feudali (daimyō), i quali erano generalmente disinteressati a queste aree geograficamente sfavorevoli ed economicamente povere.

A partire dal periodo Kamakura in quest’area l'usanza della primogenitura dei feudatari si ridusse, portando alla suddivisione dei possedimenti tra più figli in micro-domini indipendenti.

Questa indipendenza, durata fino alla fine del periodo Edo (1603-1868), era la forza e la debolezza al tempo stesso di queste provincie, che dovettero da un lato acuire l’ingegno per proteggersi e dall’altro trovandosi nella inedita condizione di poter vendere le proprie specializzazioni spionistiche, agire da “battitori liberi”, senza cioè che tale condotta portasse a dichiarazioni di guerra tra domini.


つづく

(Continua...)


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