Manuali Shinobi (3)
Kishū e Iga
Un estratto dall'introduzione del libro curato da Christian Russo: "Trasmissione Segreta delle Arti Ninja - Ninpiden" di Hattori Hanzō
LO SHONINKI
Lo Shoninki è un densho a opera di Natori Sanjūrō Masatake, un samurai al servizio del ramo Kishū dei Tokugawa, datato 1681. Si distingue dal Bansenshukai e dal Ninpiden per non essere direttamente collegato con la tradizione della regione di Iga: da questo punto di vista i suoi contenuti differiscono in parte dalla tradizione ninjutsu “maggiore”. La Scuola Kishū di Natori è una tradizione ninjutsu, ma anche marziale e militare a tutto tondo.
IL NINPIDEN
Il Ninpiden, o Shinobi Hiden, è il terzo dei capisaldi della tradizione ninjutsu giunta sino a noi. L’odissea che ha
portato a noi questo come gli altri due grandi testi in materia è avvolta dal mistero e credo rimarrà un enigma.
Ninpiden è traducibile come “Trasmissione Segreta delle Arti Ninja”, e porta avanti le conoscenze della famiglia Hattori, Generali militari della provincia di Iga.
Il corpo iniziale del documento è accreditato a Hattori Hanzō I (Yasunaga)6: originario di Iga, servitore prima dello Shogun Ashikaga Yoshiharu e poi del clan Tokugawa in Mikawa. Si crede che l’opera iniziale risalga al 1560 e sia stata riscritta e poi integrata dai discendenti di Yasunaga7, alla loro investitura a capo del clan.
Lo Hattori Hanzō più celebre in Giappone, e che ha ispirato il personaggio della serie televisiva “Hattori Hanzō
- Kage no Gundan”, ripreso indirettamente a sua volta da Quentin Tarantino per “Kill Bill”, è il figlio di Yasunaga, Masanari.
Masanari continuò il servizio sotto Ieyasu e seppe distinguersi per le sue abilità sin da quando, a soli sedici anni, guidò da 60 a 70 ninja di Iga in un attacco notturno al castello di Udo durante l’assedio del castello nella provincia di Nishi in Mikawa. Seguirono numerose operazioni di successo, che gli valsero l’appellativo di oni no hanzō, “Hanzō il Demone”, per la sua ferocia. A lui si attribuisce l’accompagnamento alla fuga di Ieyasu tramite le montagne di Iga, che avrebbero reso gli Igamono figure di spicco nel mantenimento della
successiva pace Tokugawa.
La versione manoscritta originale del Ninpiden è andata perduta. La versione che conosciamo oggi deriva da una trascrizione effettuata nel 1731 da Kato Sakuzaemon8. Questo rotolo, in tempi moderni, è stato ri-pubblicato dal collezionista e ricercatore Okimori Naosaburo, ma in precedenza sembrerebbe essere stato di proprietà di un celebre magistrato di Edo, Ooka Echizen no kami. Si ritiene inoltre che il rotolo fosse originariamente conservato nel tempio buddhista Sainen Ji 9 di Tōkyō, fatto erigere nel punto in cui Hattori Hanzō (II) Masanari I in persona costruì la propria capanna-altare al suo ritiro a vita monacale. Il Tempio ne ospita la tomba e un museo a lui dedicato.
つづく
(continua...)
6 La parola giapponese “半蔵” (Hanzō) è stata generatrice di confusione, poichè non nasce come nome proprio, ma come appellativo dei capi famiglia, utilizzata quindi anche per i successori di Yasunaga.
7 Hattori Yasunaga (Hanzō I), Hattori Masanari I (“Oni” Hanzō II, 1542-1596), Hattori Masanari II (Hanzō III, 1565-1615), Hattori Masashige (Hanzō IV, 1580-1652)
8 Che come si evince dalle ultime pagine di ogni volume del Ninpiden, le ha firmate a testimonianza del proprio apporto nella loro traslazione alla posterità.
9 I timbri di Ooka Echizen e del tempio Sainen Ji compaiono sul rotolo